IN RIFUGIO A RIMIRAR LE STELLE

 

SERATA AL RIFUGIO PORDENONE CON FOTO

Cimolais – Val cimoliana

 

Ogni anno, durante l’estate, mi piaceva trascorrere qualche giorno da solo, per godermi le camminate e stare con me stesso.

Facevo lunghe escursioni da star fuori una decina di ore, anche perché, quando vedevo situazioni di luce interessanti, mi fermavo e scattavo qualche foto.

Questa che vedete l’ho fatta alla sera dopo cena. C’era da giorni un cielo terso e secco. Di notte, quando il rifugio spegneva le luci, quel cielo si accendeva di vita come non lo si vede mai in città, ed io, dopo cena, assaporando una grappa di mugo, uscivo “a rimirar le stelle” meravigliato, rivivendo amori, arrampicate e idee per i miei progetti fotografici.

Fu talmente forte l’emozione che decisi di fare una foto notturna che prendesse il rifugio e riproponesse l’emozione che avevo provato. Avevo individuato due prospettive: frontale e un pò di lato: che preferivo. L’obiettivo era un 16/35 canon con la 5D MKIII rigorosamente in manuale

Trovato il punto, piazzai il cavalletto per impostare l’inquadratura e, poco prima del buio, quando le luci artificiali incominciavano a diventare importanti e in equilibrio con il cielo che si fa indaco, feci un paio di scatti, per la luce sui muri esterni e interne: uno in sottoesposizione di un diaframma (f2,8  – 1/60 e 1/125 – Iso 1600); lasciai la macchina fotografica ferma su cavalletto, senza spegnerla per evitare vibrazioni. Verso le 22, Dopo una cena succulenta, il grappino e dopo che quasi tutti gli ospiti se ne erano andati a letto, mi accordai con Ivan, il gestore, che al mio segnale, mi doveva spegnere tutte le luci perché volevo fotografare solo il cielo stellato. Un ultimo controllo che qualcuno non mi avesse spostato il cavalletto e via.

Ho segnalato a Ivan di spegnere le luci e ho usato la torcia frontale, con la tecnica della pennellata, per illuminare l’insegna e i scuri delle finestre, . Prima di partire con gli scatti finali ho fatto una prova di esposizione per dosare la luce  della torcia. Ti ricordo che con l’analogico questa cosa era impossibile salvo molta, ma molta esperienza. Il digitale ha permesso l’enorme succeso della fotografia notturna e delle pose lunghissime. Il fatto di vedere a monitor il risultato dello scatto ha amplificato di molto le possibilità della fotografia.

Una volta pronto ho deciso di partire con 10” poi 20” e 30” – f 2,8 – ISO 1600. Per evitare possibili vibrazioni, dovute magari a troppe grappe, ho alzato lo specchio e ho scattato con il cavetto. Hai anche la possibilità di lavorare in posa B se usi tempi ancora più lunghi.

Fin qui penso sia piuttosto chiaro. Ora c’è il lavoro di postproduzione. Una volta scelte le due immagini, rifuguio e cielo, le ho aperte eseguendo le solite regolazioni di base legate alle riprese estreme: rumore, geometrie, margine, nitidezza, ombre, luci e chiarezza.

Una volta sistemate si seleziona la seconda (il cielo) e si copia su un nuovo livello della prima mettendolo sotto,

Fatto ciò si seleziona il livello sopra, dopo averlo duplicato e con la gomma opacità al 30%  durezza massima si cancella il cielo blu con attenzione sui bordi.

Appariranno le stelle. Fatto questo si salva e si apportano le ultime correzioni al cielo e al rifugio secondo colori e contrasti che ti piacciono e che ripristinano l’atmosfera che hai vissuto in quella notte magica, da solo sotto le stelle.

Ah…un ultimo dettaglio percettivo: la porta l’ho lasciata volutamente un pò aperta perché, secondo me, quel raggio di luce creava un collegamento, un vissuto, tra il dentro, la relazione sociale e il fuori, la relazione con te stesso.

RL

 

                                      Ob Canon 16 mm – f/2,8 – 1/160 – ISO 1600 con cavalletto

                                      Ob. Canon 16 mm – f/2,8 – 25s – ISO 1600 – tutto buio con cavalletto

 

 

 

 

 

 

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