
"Siamo prigionieri dell'immagine che di noi diamo agli altri, fino a quando siamo schiavi dell'apparenza". Cit. Personale
Ciao, mi chiamo Ruggero, sono nato in un piccolo paese delle dolomiti Friulane. Fin da piccolo, ho sempre avuto il desiderio e la curiosità di vedere cosa ci fosse al di là delle creste delle montagne che circondano il paese. Chissà, forse questo “limite” fisico mi ha influenzato il desiderio di guardare oltre i limiti dell’orizzonte dello sguardo.
Faccio il fotografo, l’artista e mi piace scalare le montagne. Sono nonno di Carlo, un bimbo vivacissimo di 9 anni che ha già voluto provare l’emozione dell’arrampicata nella falesia di Erto-Casso (Vajont) – PN.
Non ho girato il mondo come Salgado ma ho compiuto lunghi e burrascosi viaggi interiori; credo che anche quello di Salgado, tutto sommato, sia un viaggio interiore. Penso che le due strade, alla fine, conducano verso lo stesso intento umano: una indaga la sofferenza dell’umanità nel mondo, l’altra quella interiore dell’uomo.
Il fotografo non può risolvere la sofferenza del mondo: la racconta, mentre l’individuo può lavorare sui suoi traumi, sui condizionamenti e sulle credenze, che sono le condizioni mentali che ostacolano la sua crescita e limitano l’orizzonte del suo sguardo (vere e proprie montagne interiori da scalare).
In entrambi i casi, la fotografia, ha ancora molto da dire.
Dagli anni sessanta in poi, lo sviluppo vertiginoso di una economia consumistica, senza alcun controllo sugli effetti indesiderati, ha favorito la diffusione di benessere materiale ma, nel contempo, ha stravolto il lavoro, le abitudini sociali e l’identità culturale, provocando la diffusione di un problema psicologico di massa del tutto nuovo e pericoloso: l’apparenza.
Il trasferimento dei valori interiori dell’uomo, dall’ESSERE (dal riconoscere se stessi in un contesto sociale di valori personali e culturali), all’APPARIRE (al riconoscere se stessi negli oggetti di consumo e nel potenziale di acquisto): valgo in rapporto a quello che ho e che appare, non in rapporto ai miei valori e alla mia ricchezza interiore.
La conseguente mancanza di dialogo interiore che si è venuta a creare, ha reso le persone vulnerabili prede del mercato delle illusioni.
Nello sviluppo del nostro sistema, la pubblicità è la più pericolosa: le sue immagini ti abbracciano, promettono di soddisfare i tuoi desideri, ti fanno sognare situazioni meravigliose nelle quali, inconsapevolmente, ti immedesimi e ti identifichi. Se non sei consapevole del pericolo nascosto nelle tecniche della comunicazione persuasiva e dai tutte le cose per scontate, senza una verifica, ti alieni dalla tua l’identità.
Intendiamoci, puoi acquistare tutte le cose che desideri (se puoi e vuoi farlo). Quello che sto cercando di dirti è che bisogna essere consapevoli, per non diventare schiavi degli oggetti.
Una cosa è servirsi delle cose utili per i tuoi progetti o per il tuo tempo libero, un’altra è servirsene per apparire diventando una facile preda del mercato.
Più conosci te stesso/a, più ti rendi conto che questo condizionamento mentale è soprattutto un limite del tuo modo di guardare e di vedere che condiziona le tue fotografie.
Non ti sei mai chiesto cosa c’è dietro l’apparenza? cosa c’è dietro questo enorme luna park? Non ti chiedi mai quali possono essere le cause di questo diffuso malessere psicologico dei giovani e dell’infelicità? chiediti quali sono le cause dell’omologazione del pensiero, della fotografia e dell’arte contemporanea!
Se non sai chi sei e non hai nuovi valori che guardino al futuro, cosa crei? non ti resta che seguire quello che fanno gli altri.
Non ci facciamo più domande. La critica è morta di fronte alla paura di non essere allineati e di fronte alla incapacità di formulare unpensiero.
A questo punto, fare il/la fotografo/a o l’artista, oltre che una passione è una tua decisione: una scelta di vita, una sfida con te stesso/a. Non importa se non ti accendono i riflettori, ti basteranno gli apprezzamenti sinceri; ciò che conta sei tu: il tuo sguardo, la tua sensibilità, la tua creazione, la tua intima percezione del mondo e della realtà, la tua verità, attraverso i quali le tue foto e la tua vita avranno un senso.
“Ciò che si vede dipende da come si guarda. Poiché il guardare non è solo un ricevere, ma è al tempo stesso un atto creativo: uno scoprire”. Soren Kierkegaard.
Dopo 40 anni di lavoro ho pensato e ho deciso di fare qualcosa della mia esperienza per contribuire a colmare questo diffuso bisogno di “liberare” lo sguardo dai condizionamenti tossici, per trasformarlo in atto creativo, in scoperta, in curiosità, in lavoro su sé stessi e sulla realtà. Con il Blog e, prossimamente, con il Manuale di Fotografia Eretica sul linguaggio fotografico, la percezione visiva e l’inquadratura, lancio la mia sfida all’omologazione della mente per portare un po’ di luce sul modo di guardare e di percepire, dando una forma, nella tua inquadratura, a quello che vuoi esprimere.
Siate Eretici