RIFLESSIONE ERETICA SULLA FOTOGRAFIA E LA MODA

Seguire una moda, per il fotoamatore, significa sentirsi parte di un gruppo, essere protetto, trovare la propria conferma nel riconoscimento dell’altro ma, purtroppo, il prezzo da pagare è l’annullamento di sé stesso, dei suoi Valori più profondi e del suo modo, unico, di guardare e vedere le cose. Per un professionista invece, seguire le mode è un business, più o meno consapevole: dipende da lui.

Merita un approfondimento:

La tendenza (la moda) non è un’espressione artistica ma un business.

La moda è creativa, elabora e trasforma qualcosa che già esiste o è esistito: nulla di nuovo e di utile alla crescita dell’individuo ma solo agli interessi dell’Ego con il fine di un profitto.

Gli oggetti definiti vintage e tutto ciò che viene considerato un oggetto di cult, per ragioni legate a motivi culturali di costume, nascondono sempre un aspetto economico non tanto ad un valore artistico. Creativo ma non artistico.

Tutte le antiche tecniche di elaborazione fotografica e pittorica, con lo svilupo della tecnologia digitale, sono state ripescate, informatizzate e rese automatiche e quindi fruibili da tutti per sfruttare commercialmente la straordinaria diffusione commerciale della fotografia digitale che ha cancellato, in poco tempo, la “magia” dei vecchi fotografi un po’ alchimisti e anche una professione.

Nel 900 i primi fotografi erano costretti a lavorare di ritocco, la maggior preoccupazione era quella di riuscire ad ottenere un’immagine. In un primo momento, per sorprendere, la Fotografia fotografava cose notevoli.

Nel 2000, con la diffusione di massa del digitale si è capovolto questo paradigma e si decreta notevole tutto ciò che si fotografa. Il “qualunque cosa” diventa allora il massimo “sofisticato” del valore: il trionfo dell’immagine.

!L’immagine oggi è più “viva” che non le persone stesse”, osservava Ronald Bartes guardando la gente triste che entrava in un grande magazzino tappezzato di smaglianti manifesti pubblicitari di coppie e famiglie felici.

Questa della pubblicità è una pericolosa illusione che può portare ad una graduale follia collettiva del nostro secolo. come già sta succedendo. “Essa derealizza il mondo umano delle emozioni, dei conflitti e dei desideri mentre vuole illustrarlo” (leggete Camera Chiara di Roland Barths Ed. Einaudi). E un saggio sulla fotografia, piccolino, ma fondamentale per la lettura di una fotografia.

Sono le ultime generazioni che corrono un rischio molto serio: cercano solo piaceri, esperienze e vissuti emotivi che coincidano con quelli proposti delle immagini. Vale per ogni manifestazione della vita quotidiana: un escursione, per esempio, diventa importate non tanto per l’esperienza emotiva del contatto con la realtà ma per la coincidenza o meno con l’limmagine che si sono fatti. Un vestito è interessante e piace non tanto perché lo indossi bene o è comodo ma perchè lo dice la moda: ti confronti con un’immagine.

Tra molti post che ho letto mi piace una sintesi del fotografo Enrico Chioato sul valore della foto, nella fattispecie quella matrimoniale.

Cito:” quest’anno uno sposo di fronte ad un primo piano mi ha detto: Dio mio, guardando questa foto mi ricordo quello che stavo pensando”. Ecco, questa foto esprimeva la verità del suo stato d’animo. L’immagine coincideva con qualcosa d’interiore che portava l’osservatore a risentire l’emozione di quel preciso momento della sua vita.

Cito Barths:

“il fatto di vedere fotografati una bottiglia, un mazzo di fiori, un palazzo non tira in ballo che la realtà (o altri aspetti di tecnica ed estetica). Ma se invece si tratta di un corpo, di un volto e, come spesso accade nel matrimonio, di un volto della persona amata? Dal momento che la foto autentica l’esistenza della persona, la voglio ritrovare globalmente, ossia in essenza, “come in sé stessa”, al di là di una semplice rassomiglianza anagrafica. Questo qualcosa di indicibile: evidente ma non dimostrabile, è l’aria. L’aria di un volto non è scomponibile…l’aria non è un dato schematico, intellettuale, come lo è invece una silhouette. E non è neppure una semplice analogia, per quanto spinta possa essere, come lo è la somiglianza. No, l’aria è quella cosa esorbitante che si trasmette dal corpo all’anima”.

Parlando di foto artistiche si parla all’anima, mentre la pubblicità parla all’Ego (facile preda delle illusioni); sono due aspetti completamente diversi e lontani.

Le mode e tutti gli effetti speciali di tendenza che dilagano tra i fotografi che iniziano a fotografare e ad usare il cellulare sono il fenomeno sociale dei tempi; i grandi stravolgimenti sono sempre stati pieni di contraddizioni, ma si sa che i conflitti stimolano la crescita e possono partorire qualcosa di nuovo che ho tentato di raccogliere, dargli un significato e ridistribuirlo in questo blog ai fotografi animati da vera passione.

La Fotografia non è facile da definire, viene meglio per negazione, cioè per sottrazione di quello che non è. Sicuramente la fotografia artistica che ci tocca le corde del sentimento e che ci fa fremere non è la trovata commerciale o la moda, non è la rarità del soggetto, ne la prodezza di un fotografo, né una contorsione tecnica: non è solo estetica e non è solo concetto.

È un linguaggio e come tale composto da strumento, sguardo e anima, dove la fotocamera è il codice linguistico, lo sguardo è la decisione personale di cosa guardare e l’anima è ciò che la riempie di senso.

Bisogna avere qualcosa da dire, liberarsi dai limiti mentali e imparare il linguaggio visivo per tradurlo in immagine.

Siate eretici

© ruggero lorenzi

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