Oggi la rappresentazione non è più una semplice descrizione formale della realtà, una ri-produzione fotografica di ciò che abbiamo visto.
Dalla percezione sensoriale e istintiva della realtà (sento che mi piace o non mi piace) è diventata un’illusione mentale (mi piace non per quello che sento ma per quello che dicono gli altri).
Gli oggetti hanno perso la loro “identità” materiale, il valore strutturale, per diventare “simboli iconici”: è il trionfo dell’Apparenza: non vediamo più le cose per quello che sono (non facciamo esperienza emotiva con la loro funzione), ma le usiamo come un simbolo che ci fa apparire uguali agli altri (gruppo) o appartenenti ad uno status sociale alto.
In termini Gestaltici, i continui messaggi pubblicitari agiscono quotidianamente sul condizionamento della nostra mente fino ad alterare la percezione (istintiva) delle cose.
(capitolo della “Percezione” sul Manuale di FotografiaEretica di prossima pubblicazione).
L’opposto o l’antagonista di questa tendenza sociale è l’Espressione che rimane, (per gli artisti), una libera e soggettiva interazione con le cose con il fine di interpretare le contraddizioni ed esprimere il malessere sociale e psicologico.
A questo punto, ti chiederai: ma allora quello che vedo o che fotografo, cos’è?.
Se non sei consapevole di questi meccanismi è apparenza.
L’Apparenza è un’immagine mentale, una sorta di visore della realtà virtuale, cioè l’attitudine ad attribuire alle cose un “valore astratto” inventato dagli altri.
Prendo come esempio la differenza tra un buon orologio e un Rolex. Tutti due gli orologi segnano l’ora esatta, sono costruiti da abili artigiani e utilizzano gli stessi materiali cos’è che giustifica il valore aggiunto in di un Rolex? sicuramente non un pò di doratura.
Quel valore aggiunto è astratto: è un’ide mentale installata con un costante martellamento attraverso i mezzi di comunicazione, fino a creare un falso bisogno: l’apparenenza ad uno status sociale alto e il bisogno di apparire, per poi fornirti il “prodotto” per soddisfare quel desiderio (il Rolex). Vale per Vuitton, per l’abbigliamento, per le auto e per molte marche alimentari:
Non compri una crema di nocciole, compri Nutella (un marchio).
Non compri una borsa, compri Vuitton (un marchio), ecc..
Capisci cosa intendo?
Cito Edward Barnays, dal suo libro “PROPAGANDA” – America 1928:
“Coloro che hanno in mano questo meccanismo […] costituiscono […] il vero potere esecutivo del paese. Noi siamo dominati, la nostra mente plasmata, i nostri gusti formati, le nostre idee suggerite, da gente di cui non abbiamo mai sentito parlare. […] Sono loro che manovrano i fili…”.
Edward Barnays è considerato uno dei padri fondatori della moderna comunicazione di massa dall’inizio degli anni della grande crisi del ’29.
“Bernays analizza il ruolo della propaganda nella società dei consumi moderna e le sue applicazioni nell’influenzare le masse e l’opinione pubblica. Egli esplora l’idea che la manipolazione dell’opinione pubblica sia una parte necessaria del funzionamento democratico e che i leader politici, i governi e le imprese abbiano bisogno di strumenti per guidare e modellare le convinzioni delle persone”.
Era nipote di Freud ma, contrariamente allo zio che aiutava le persone a “guarire la mente” Barnays ha insegnato, ai potenti, a “manipolare la mente“ delle persone mettendosi al servizio del denaro e dei potere.
Detto questo, non sono contro il progresso e lo sviluppo, né contro la tecnologia, quando vengono utilizzati per migliorare le condizioni dell’intera specie umana. Siccome non è così, quello che mi auspico è che le persone diventino sempre più consapevoli di questo cinico e pericoloso meccanismo di manipolazione, perché sta causando pericolose crisi d’identità tra i giovani, omologazione del pensiero e un sempre più diffuso analfabetismo funzionale.
Quali valori e quali comportamenti pensi che abbia insegnato e che insegni questo sistema di consumo e di esasperata competizione, alle nuove generazioni?
Il sistema siamo noi e fin che ogni individuo non si accorge della manipolazione del pensiero e dell’opinione pubblica citata da Barnays, non c’è cambiamento.
IL MITO DI ULISSE E LE SIRENE
Non so se lo sapete, ma nel viaggio di Ulisse c’è un momento, in un tratto di mare pericoloso per la navigazione (per le sirene), che Ulisse fa mettere un tappo di cera nelle orecchie ai suoi marinai e lui si fa legare all’albero maestro per poter ascoltare (presa di consapevolezza), evitando così di cedere all’affascinante e seducente canto delle sirene, in modo da salvarsi dal pericolo di smarrire la rotta (scelta dei valori interiori della vita dell’uomo).
Seducente/Tentatore:
Il canto delle sirene è la pubblicità ed è pensata per sedurre e tentare l’ascoltatore, promettendo il soddisfacimento di tutti i suoi desideri.
Tutto questo articolo per farti vedere come si possono esprimere fotograficamente, sentimenti e comportamenti umani che denotano un reale rapporto dell’uomo con la natura e, al contrario, la fretta, l’ansia, lo stress e l’alienazione dei simboli astratti del sistema attuale: un vero e proprio canto delle sirene. È un invito a guardare con occhi diversi l’ambiente nel quale vivi e magari, impegnarti a osservare le contraddizioni. Io sono disponibile a guidarti passo, passo.
Omero aveva già visto, nel VIII secolo a.c., il pericolo di come sia facile cedere alle illusioni e lo sforzo di consapevolezza, da compiere, per essere libero.
Siate eretici
