IL CAMMINO DEL FOTOGRAFO

Ti sei mai chiesto perché fotografi? se quello che fotografi è ciò che vuoi? se quello che vuoi corrisponde a ciò che sei, ai tuoi Valori profondi? Ti sembreranno domande strane fino a quando non sarai consapevole che hai indossato una maschera e sei più preoccupato dell’immagine che dai agli altri che di te stesso. Si crede, spesso, di fare qualcosa di personale, mentre, in realtà, portiamo avanti i modelli e gli obiettivi degli altri, senza accorgersi. Questi limiti mentali o condizionamenti che ci impediscono di essere autentici, si possono superare solo iniziando un cammino di crescita personale e fotografica. Ci sono tre fasi importanti nel percorso di crescita di un Fotografo, tre piani senza ascensore: i più pigri si accontentano di raggiungere il primo, molti si impegnano fino al secondo e soltanto pochi raggiungono il terzo.

  • La prima è una fase emotivamente instabile per il desiderio del risultato, il fascino dello strumento, la creazione di una bella immagine, l’insicurezza, le delusioni dei primi scatti e l’entusiasmo della scoperta delle funzioni tecniche (diaframma, otturatore, ottiche). È una fase sperimentale e d’impulso, si scattano foto in ogni occasione e si frequentano gruppi e social. Però, passato il primo entusiasmo, se crescere ti diventa complicato e non “scatta” dentro di te quella passione che ti attiva altra energia e voglia di crescere, ti allontani dalla fase successiva.
  • La seconda è la fase decisamente più importante di studio e apprendimento del linguaggio visivo (la teoria della percezione e l’uso creativo delle funzioni tecniche: i codici del linguaggio), l’importanza e lo scopo dell’inquadratura (cosa guardi e cosa vuoi) e la comprensione della composizione (l’estetica della scena). Queste tre condizioni ti mettono in grado di iniziare a “scrivere” con le foto e a decidere quali emozioni e quali sentimenti, nei confronti delle cose e delle persone, vuoi trasmettere. Entri in contatto con il tuo mondo interiore che dialoga e si esprime attraverso la realtà esterna con la scelta di ciò che vuoi guardare.
  • La terza è la fase di integrazione tra Crescita Personale e Fotografia Eretica (vedi gli articoli). Solo quando sai chi sei, quali sono i tuoi Valori più profondi e sei diventato consapevole dei limiti del tuo sguardo, sarai in grado di vedere quello che nessun altro vede. In questa fase sei tu l’autore e la foto, secondo me, diventa arte quando riesci non solo ad esprimere una poetica emozione di bellezza, ma soprattutto quando riesci a parlare di sentimenti di sofferenza, di disagi sociali e di traumi personali che sono SEGNI di un malessere diffusissimo: un linguaggio di respiro universale, comprensibile da tutti. In questa fase vale anche l’alterazione delle forme della realtà per esprimere in modo intuitivo ciò che provi: un pò come nei sogni.

La maggioranza si ferma al primo, molti raggiungono, con ottimi risultati estetici, il secondo (soprattutto nel genere naturalistico) e solo pochi arrivano al terzo: finendo con l’arrestarsi forse per paura del giudizio degli altri, della solitudine, dell’incomprensione o perché si accontentano del loro risultato e della bravura che gli attribuiscono gli altri.

Spero di riuscire a dare un valido contributo al nostro (mio, tuo) bisogno di esprimerci in modo autentico; per dirla con le parole di Gurdjieff: “nella vita non fare mai quello che fanno gli altri”. Gurdjieff è stato il maestro ispiratore della poetica e della filosofia di Battiato.

Tre esempi fotografici semplici per chiarire meglio le tre fasi del percorso di crescita personale del fotografo. Guarda e fermati con attenzione sul concetto (cioè sul diverso messaggio trasmesso dalle forme presenti nelle foto).

Prima fase:
classica foto ricordo di una camminata, di una festa con amici o di una vacanza ecc. Basta avere una compatta o un cellulare. Si inquadra e si scatta; è sempre un bel ricordo. In questa fase rientrano una gra parte delle foto dei social e delle foto personali, con lo scopo di mostrare la festa di compleanno, un luogo mai visto e che ci ha colpito, il cambio di colore dei capelli, il compleanno, cosa mangiamo, con chi siamo, un’escursione in montagna ecc. ecc. Diciamo che i social stanno dando uno “spazio e una voce” a tutti; chissà, forse per darci, dopo averci privato dell’identità: l’illusione di esserci.
Seconda fase:
ritratto di donna e scarpetta della madonna. Due soggetti diversi ma simili nell’intento di ricerca della bellezza. Qui necessitano già buone competenze tecniche ed estetiche e la decisione di cosa vogliamo guardare: cos’è che ci meraviglia?, la bellezza di un volto, di un fiore?. Vogliamo dire qualcosa? qualcosa di personale, una sensazione che la modella ti ha trasmesso: la personalità, il fascino, la sensualità. Ci sono infinite possibilità ed è proprio per questo motivo che, in questa fase, si fermano in molti ed alcuni con una grande sensibilità poetica e competenza tecnica. Siamo comunque “dentro“ canoni di bellezza socialmente condivisi. E come dire: guarda che bel tramonto, che bel cane, che bel vecchio ecc. Cosa manca ancora per entrare nel mondo della fotografia artistica? manca l’abbandono dei modelli e degli stereotipi.
Prossimamente presenterò il mio nuovo (nei contenuti) manuale: “Fotografia Eretica per fotoamatori“ nel quale, attraverso un percorso  di tredici capitoli, parlo proprio di come si può essere autentici imparando  a gestire le componenti fondamentali della percezione visiva e del linguaggio visivo nel suo complesso, insieme ad un percorso di crescita personale.

Terza fase:
secondo me, quello che manca quando sai cosa vuoi è la scelta: una scelta fuori dal gregge che significa, come dice Gurdjieff: fare qualcosa che non fanno gli altri. Questa foto fa parte di un mio progetto: La “Gabbia”. Qui sai molto bene quello che vuoi, non cerchi solo l’estetica: cerchi di dire qualcosa che senti, una verità cresciuta ed elaborata dentro di te che ti sta a cuore, vista la forza che oggi, attribuiamo all’immagine (ne parlo nell’articolo Teoria dello Sguardo). La foto, insieme alla gabbia della Home, fa parte di una mostra che ho fatto a Udine nel 2019 nell’Ex Ospedale Psichiatrico San Osvaldo. In questo caso la fotografia rientra in uno sforzo artistico di comunicare qualcosa di più personale: un messaggio che nasce da te, per te ma anche per la crescita degli altri. Credo sia la fase più matura del cammino di un fotografo, la fase in cui sai chi sei e non ti senti più obbligato a doverlo dimostrare agli altri.

Siate Eretici

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto