Nella comunicazione visiva ogni struttura materiale, cioè la forma di qualunque cosa o persona, è l’aspetto visibile della realtà: la puoi toccare, vedere e percepire con tutti i tuoi sensi, mentre il significato, il contenuto del suo messaggio, è la nozione mentale che abbiamo di quella determinata cosa. Di conseguenza, il significato che attribuiamo a tutte le cose, sono nozioni e concetti che abbiamo appreso dal sistema nel quale viviamo, dalla famiglia, dalla nostra storia passata, dalla scuola, dai media e dalla pubblicità.
Compreso questo o ti adegui e ti conformi alla corrente dominante o intraprendi un cammino interiore per conoscere chi sei e cosa vuoi per imparare ad andare oltre i limiti degli stereotipi sociali. L’atto coraggioso, quando guardi qualcosa, consiste nel chiederti: ma io che cosa vedo? Quello che vedono gli altri o scopro qualcosa che vedo soltanto io. Quello che vedi dipende dal tipo di “rapporto” che instauri con quella determinata cosa che guardi.
Se hai coraggio e decidi di porti questa domanda, inizi a guardare la realtà in modo diverso, con più attenzione: ripristini la comunicazione interiore con te stesso/a e, piano, piano, ritrovi la tua vera personalità e non sei più preda delle illusioni. Non ti interessa, più del necessario, “apparire” nei “giochi di società” perché l’unico gioco che conta, quello più importante, è la partita con te stesso/a. È la ricerca del tuo modo di guardare, di vedere e di fare: la tua teoria della vita, unica alternativa all’omologazione.
Verità (in arabo Emet) significa: la capacità di comunicare ciò che hai dentro di te, ciò che non riesci a non nascondere a te stesso”.
Qui dobbiamo vincere! Devi vincere!
Per rivoluzione dello sguardo intendo proprio questo: per sapere cosa vuoi hai bisogno di sapere chi sei, solo così eviti di fare scelte sbagliate e di cadere nella trappola della “gabbia dorata”, all’interno della quale, ai tuoi veri bisogni sostituisci l’illusione, cioè sali sul treno sbagliato (se vuoi vai all’articolo La Gabbia).
Durante questo viaggio di crescita, man, mano che ri-entri in in contatto con i tuoi veri bisogni interiori, inizi a prendere le distanze da molte piccole “abitudini” e, piano, piano, spostando l’attenzione verso i tuoi interessi interiori, ti togli di dosso la dipendenza dagli altri (dal gruppo) e scegli con chi stare e con chi condividere i tuoi progetti fotografici e le tue idee. Non è un percorso facile perché è un cambiamento; chi non è abituato/a sarà assalito/a da dubbi e insicurezze, ma quello che senti crescere è la tua autostima, la sensazione e la soddisfazione di aprire la tua strada, quella autentica, che il sistema nel quale viviamo non ha interesse a far emergere né in te né in nessun altro individuo, perché ti vuole omologato/a, obbediente e analfabeta funzionale, cioè incapace di critica.
Quello che serve, oggi, è imparare a far PARLARE la fotografia, non a creare illusioni.
Siate Eretici