L’IMMAGINE COME LINGUAGGIO (eretica)

Per sopravvivere, in un ambiente generoso ma ostile, le forme viventi imparano guardando con attenzione la natura attorno a se attribuendo significati ad ogni segnale e ad ogni forma, archiviando tutto nella propria mente.

Si intuisce facilmente che le immagini, il mondo delle Forme, sono il più antico codice di comunicazione dell’uomo e anche degli animali; con la differenza che negli animali agisce la legge universale della natura mentre l’uomo ha sviluppato una facoltà percettiva che piano piano gli ha consentito di articolare un linguaggio più complesso.

Nel linguaggio visivo la caratteristica della Forma è il codice, cioè la struttura fisica che presenta la “forma” stessa, sia essa una pianta, un animale, un volto o qualcosa di più complesso come un ambiente o un fenomeno atmosferico.

Il codice è una lingua; se sei di fronte ad un testo russo e non conosci l’alfabeto cirillico (il codice) è inutile, non capisci cosa c’è scritto; analogamente se sei di fronte ad una Forma che non conosci, non capisci cosa comunica. Per forma intendo ogni cosa esistente.

Ci sono Forme naturali: un tramonto, la luna, un albero e forma umane la madre, la casa, la chiesa ecc e ci sono Forme territoriali, proprie di quella cultura, come ad esempio una cerimonia rituale, una maschera africana, oggetti particolari ecc.

Una Forma diventa un “simbolo”, quando rimanda ad un contenuto non visibile: un icona religiosa, un cuore, un tramonto.

Ci sono Forme semplici e banali, che tutti conosciamo e sulle quali concordiamo (come i segnali stradali) e ci sono Forme dell’arte e della natura che necessitano di essere studiate per leggere il contenuto del loro messaggio.

Questo codice espressivo (la Forma) lo abbiamo in eredità nel nostro Inconscio fin da quando l’uomo preistorico ha capito che il “tramonto” annuncia la pace della sera.

L’emozione è di quiete, di riposo; qualcosa finisce, finisce il giorno.

Così funziona il linguaggio visivo e la bella foto di un tramonto ti restituisce l’emozione.

Si capisce che le immagini e l’immaginazione sono una forma di comunicazione potente, immediata, primordiale ma, con lo sviluppo della parola e della razionalità si è spenta la luce dell’immaginazione, il vedere oltre.

La parola sembra inizi nel Neolitico tra i 4000 e 8000 anni fa, la scrittura ha solo 4000 anni e il primo libro stampato tipograficamente risale al 1450 circa; mentre la conoscenza per immagini ha milioni di anni. Ma la parola (la tenebra) ha oscurato l’immaginazione (la luce).

Pensa a tutto quello che potenzialmente siamo in grado di capire con l’intuito e l’immaginazione e considera che solamente agli inizi del secolo scorso (1900-1920)  l’arte è diventata, al pari del linguaggio Verbale, uno strumento di conoscenza. Prima c’era solo scienza e filosofia (parole e concetti).

(leggi articolo Dialogo sulla composizione nel tutorial del Blog almeno sai chi ringraziare per questa conquista che pone l’arte allo stesso livello della scienza (GESTALT o teoria della Percezione Visiva 1920 ca. scuola Bauhaus – Germania).

Che ti piaccia o no, dall’inizio della civiltà occidentale lo sviluppo è stato programmato. Il “linguaggio” che conosciamo inizia  con la nascita della “civiltà”: tutti i manuali scolastici e universitari lo confermano, da sempre. Cioè inizia con le città, gli scambi commerciali, il denaro, gli imperi, la forza militare, le conquiste territoriali e così via.

Questo è quello che ci è stato insegnato e che diamo per scontato. Ma non è così.

Ma cosa c’entra questa premessa con la fotografia?

Significa che dobbiamo andare oltre la conoscenza limitata che ognuno ha della realtà e del mondo.

Significa che dobbiamo imparare a “guardare” la realtà con un’attenzione diversa, con curiosità come i bambini: accorgerci delle cose, non darle per scontate. Un albero non è solo una quercia con foglie, corteccia e colore di un certo tipo, è molto di più, rappresenta il simbolo della ramificazione della conoscenza, l’albero dei futti proibiti.

Significa che la potenzialità della fotografia, nata solo nel 1850, è ancora tutta da scoprire. Significa che oggi la fotografia è schiava di un sistema che produce solo immagini con lo scopo di vendere e condizionare. Significa che le immagini sui media di oggi hanno un unico scopo, quello di programmare la nostra mente per indurci a tenere un comportamento collettivo.

Tutto questo significa!

La fotografia, utilizzata in questo modo dai manipolatori della comunicazione, esalta un mondo di illusioni e diventa un linguaggio universale, uno specchio collettivo, come se la tua vita e la tua felicità dovessero passare attraverso l’immedesimazione in quelle immagini riflesse per sentirti realizzato.

Ma allora, l’arte, l’espressione personale che fine ha fatto?

Esprimere oggi non è facile. Chi vuole esprimersi deve fare un percorso di crescita personale. Come s’impara la lingua e la grammatica italiana, allo stesso modo s’impara il linguaggio visivo. Invece l’espressione, la tua visione delle cose e del mondo sono una questione di cultura, intelligenza e sensibilità personale che nessuno te la insegna. Ti devi pulire, devi toglierti gli “stracci mentali” che ti hanno fatto credere di essere la persona descritta sulla carta d’identità,  per iniziare a vedere la realtà e i fatti del mondo con i tuoi occhi e non attraverso gli occhi degli altri.

Tradotto in una formula i due linguaggi si possono rappresentare più o meno così:

Linguaggio verbale = lingua (codice) + parola (elemento espressivo personale: narrativa, poesia)

Linguaggio visivo = forma (codice) + contenuto (elemento espressivo personale: arte )

Con questa rappresentazione si può iniziare a capire che per arrivare ad una fotografia che abbia un contenuto personale artistico bisogna dare una forma alle immagini della tua immaginazione.

Un pittore mediocre dipinge quello che sa di un albero, quello che ha imparato dalle parole che lo descrivono,  invece l’artista dipinge quello che immagina dell’albero.

Ruggero Lorenzi

2 commenti su “L’IMMAGINE COME LINGUAGGIO (eretica)”

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